Arecchia:”La legge sul parto anonimo ci costringe per la vita intera a diventare investigatori di noi stessi “

piQui alcuni passaggi dell’emozionante dibattito sul “RICONOSCIMENTO DELLE ORIGINI BIOLOGICHE. TRA STORIA, REALTÀ E CAMBIAMENTO”, svoltosi domenica scorsa nella parrocchia di San Simeone, Profeta. Intense, drammatiche, ma che mai si abbandonano alla rassegnazione le testimonianze della prof.ssa Anna Arecchia e della prof.ssa Emilia Rosati. Valido il contributo della moderatrice prof.ssa Angela Gionti. 

“La Legge che disciplina il parto anonimo stabilisce l’oscuramento dei dati anagrafici della famiglia biologica fino a 100 anni. Dire cento anni e dire mai è la stessa cosa. Questa Legge ci costringe per la vita intera a diventare investigatori di noi stessi e alla fine quasi sempre si scoprono le proprie origini, o si intuisce la famiglia biologica. Facciamo parte di quei 400.000 cittadini italiani nati da un parto anonimo. Questa Legge lede il
diritto morale di sapere, il diritto sociale di essere riconosciuto, il diritto alla salute da parte di chi alla nascita è stato abbandonato. In particolare, c’è di mezzo il diritto alla salute. Se non si conoscono le proprie origini biologiche è compromessa la salute; si pensi alle malattie genetiche. È un argomento, purtroppo ancora poco conosciuto e che suscita tanti pregiudizi”
Anna Arecchia

“Il parto anonimo, a cura di Anna Arecchia e di Stefania Stefanelli, è un testo che aiuta a vivere meglio le nostre relazioni. Necessario per la nostra lettura. Tocca un tema di estrema delicatezza e profondità. Merita di essere approfondito, per esempio, per quanto concerne le implicazioni sulla salute dell’individuo abbandonato e poi adottato. La componente o eredità genetica non può restare silente”
Angela Gionti

“Essere compresi vuol dire essere accolto.
La verità è un valore assoluto. Il segreto nelle relazioni è patologico. La verità va rispettata e tenuta in considerazione. È la via maestra. Gesù dice di essere “Via verità e vita”. La via e la vita non sono possibili senza la verità. Come faccio a conoscere la verità se non conosco la prima parte della mia vita? È come vedere un film già iniziato. Se sono stato abbandonato, mi chiedo perché sono stato abbandonato? Sia la mamma sia il padre che abbandonano il figlio, sono corresponsabili di questa domanda che portiamo appresso tutta la vita. In questi anni, siamo riuscite a mettere insieme la nostre paure e le nostre forze”
Emilia Rosati

Ringrazio il parroco don Antonio Piccirillo per la gentile e proficua collaborazione.

La storia di vita della professoressa Anna Arecchia:

anna

http://www.micheleraucci.it/2016/12/nella-chiesa-san…za-delle-origini/