V appuntamento di “Chiacchiere da panchina”: le nostre riflessioni sulla débâcle elettorale di domenica scorsa

Michele :”Caro Mimmo, che mi dici del terremoto politico che domenica scorsa si è abbattuto sull’Italia e su Marcianise ?

Mimmo :”I risultati elettorali fanno riflettere. Credo che la grande onda, rappresentata dai Cinque Stelle, sia il segno di una protesta, che nel tempo è stata fortemente sollecitata. Non so quanto credibili siano questi voti. Del resto anche l’estrema destra ha preso voti, pochi, ma li ha presi. A Marcianise non si è mai parlato di Casa Pound, eppure qualcuno ha votato così. E’ stata una grossa protesta, che ha determinato una composizione politica nazionale ‘nuova’. Una protesta anche giusta e per tanti motivi. Non so se questo ‘fiato rivoluzionario’ sia in grado di resistere. Marcianise non è stata mai rivoluzionaria, piuttosto moderata, come non è stata mai convintamente di sinistra, al massimo di centro-sinistra. Del resto la quota di voti comunali per i Cinque Stelle è stata di modeste proporzioni. Oggi le percentuali enormi di voti per i pentastellati sono sproporzionate rispetto alla realtà. Una grande volontà di protesta e, probabilmente, di cambiamento rispetto a logiche amministrative, fatte oggetto di critiche. Anche la politica dei ‘partiti’ locali non ha prodotto soddisfazione. Su questo rifletterei. Sulla volontà di cambiamento. Evidentemente la politica tradizionale  non soddisfa, forse anche quella più recentemente instaurata. Spero che tutto questo significhi desiderio di un rapporto con la politica più vero, più corretto. Una maggiore partecipazione, una minore distanza tra cittadini e amministrazione, il superamento dei protagonismi, degli individualismi e il recupero di una comunità, in cui circoli la speranza di costruire un bene comune condiviso e le premesse per uno sviluppo complessivo”.

Michele:”Condivido a pieno le tue considerazioni, voglio solo aggiungere un paio di riflessioni. Una, in realtà, non è mia ma presa a prestito dal prof Cacciari,  che pochi giorni fa  a Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber ha affermato : “ E’ una crisi profonda che viene da lontano e va inquadrata in un contesto storico internazionale: non è la crisi della sinistra,  categoria troppo generica, ma sia  del riformismo cattolico, dei partiti popolari  che di quello socialdemocratico, socialista per ragioni sociali (organizzazione del lavoro)  ed  economiche. In periodo di crisi, come quello che stiamo vivendo,  una sinistra può reggere solo se realizza , amplia il welfare state, lo stato sociale, l’intervento statale a favore dei più umili. La sinistra , quindi, va in crisi  più di qualsiasi altra area politica, nel momento in cui non ha gli strumenti,  le possibilità nell’epoca globale di attingere le risorse all’interno dei singoli stati per soddisfare le richieste della propria base sociale. Adesso vedremo se questi che vanno al governo riescono a mantenere le promesse, altrimenti tra 2 anni ci troveremo qui a dire che il M5S è andato al 10 %”. Se a queste lucide e appropriate valutazioni, aggiungiamo che in Italia si vota più contro qualcuno che per un’idea e che il vecchio sistema politico “s’è magnato” anche le briciole, la frittata è fatta e ben servita ai Cinque Stelle. La vittoria del M5s , dunque, era inevitabile, niente  e nessuno avrebbe potuto fermare il vento con le mani. Nemmeno il “modello  Marcianise o le 6 stelle ” di cui va fiero il sindaco potevano arrestare l’inesorabile avanzata dei Cinque Stelle. Eppure, è mia personale e modesta convinzione, che più collegialità nell’azione amministrativa , meno gelosie e rancori nella maggioranza, un abbassamento dei toni, un ruolo più attivo degli assessori, un’ informazione più dettagliata riguardo all’ attività finora svolta dalla giunta, un’azione più propositiva da parte dei partiti e dei consiglieri di maggioranza,  meno fretta in alcune scelte amministrative avrebbero consentito al Pd locale e al centro sinistra non di sprofondare al 13-14%, ma  di ritrovarsi com’è accaduto a Milano, Roma, Torino. Ormai,   quel che  è stato è stato, ed è inutile piangere  sul latte versato.  Occorre quanto prima guardare avanti, non nascondendo la testa sotto la sabbia e facendo finta di nulla, ma analizzando quant’è accaduto e facendo umilmente ammenda degli errori commessi.  Appare ovvio che, qualora il centro sinistra dovesse convincersi delle ragioni e implicazioni locali sull’esito elettorale di domenica scorsa, per cambiare rotta ed essere credibili, occorre un nuovo slancio, imprescindibile dall’azzeramento della giunta e dalle dimissioni del segretario del Pd locale, il maggior partito della coalizione che ha espresso il candidato nel collegio uninominale di Caserta, Marcianise, Maddaloni e hinterland.

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