Chiacchiere da panchina: i nostri auguri a tutti i marcianisani  

Mimmo :” Questo Natale mi sembra più impegnativo del solito. Marcianise è in fermento. Le associazioni si danno da fare e questo è buono. Anche l’Amministrazione si dà da fare e cerca di offrire motivi di riflessione ai suoi cittadini. Dietro questo fermento ci sono anche motivi di preoccupazione. E mi riferisco a chi deve usare prudenza, controllando in qualche modo i suoi movimenti. E’ comunque un attacco alla libertà. Nel nostro secolo dovremmo preoccuparci d’altro e soprattutto di fare passi in avanti sulla strada della consapevolezza dell’autonomia propria e di quella contestuale degli altri. Del resto il Natale annunzia questa “franchigia”, questa necessità, la speranza della liberazione e della costruzione di un mondo ‘nuovo’. In questo senso porgo gli auguri a tutti, me compreso.

Michele: “ Adoro Mimmo perché c’ è sempre qualcosa da imparare da lui , non è mai scontato,  non si perde in giri di parole ma va dritto al punto. Il mio primo augurio, dunque, è per  lui affinché stia sempre bene e continui ad essere un riferimento umile e forte per me e la città. In quanto a voi marcianisani ricchi e poveri, buoni e cattivi, di elevato o infimo grado culturale ma sempre e imprescindibilmente rispettosi delle regole,   riprendo in parte l’auspicio del mio collega: Marcianise non attraversa un buon momento . Ha fatto dei passi in avanti in termini di vivibilità quotidiana ( strade più pulite, interventi di manutenzione del verde pubblico, azioni di svago e intrattenimento culturale, riappropriazione di alcuni spazi sottratti alla illegalità  )  ma ha bisogno di più coraggio, autonomia , partecipazione, condivisione in ambito politico e socio-culturale. Non mi si dica che è colpa di Tizio o Caio, che avrebbe ridotto gli spazi, i momenti e le opportunità di libero confronto perché non è così. A me e Mimmo, per citare un esempio, da quando abbiamo inaugurato questa rubrica sui  problemi, risorse e potenzialità della città, non è pervenuto un solo intervento dall’ambiente politico e culturale cittadino. Francamente dispiace, però io proseguo per la mia strada perché la passività, il solo calcolo politico, l’arte diffusa e sottile del leccaculismo, la tendenza a salire sul carro del vincitore non mi sono mai appartenuti. Alla base del mio ragionamento ci sono ragioni di carattere ideologico, ma consentitemi anche pratico: se rinunci al tuo ruolo e ti affidi a un “salvatore” proveniente da altre realtà o addirittura sceso dal cielo, perdi il diritto di critica e sei corresponsabile dello stato comatoso in cui sprofonda la città in cui vivi. E infine, non ci tengo affatto a scivolare via come una foglia al vento quando calerà il sipario. Chiedo venia per aver abusato della vostra cortese attenzione e auguro serene festività natalizie a voi e famiglia.