Fioravante Valentino dopo tanti titoli nazionali ed internazionali lascia il karate per l’MMA ed accusa “Trattato male dalla federazione, voglio essere campione del mondo delle arti marziali miste”

A 29 anni, con quattro titoli nazionali individuali in bacheca, la carriera di Fioravante Valentino nel karate è giunta al capolinea. L’atleta di Marcianise infatti, nonostante la prospettiva di poter prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo 2020, il campano ha deciso di chiudere per sempre l’esperienza nello sport che più ha amato per lanciarsi in una nuova, elettrizzante avventura: le arti marziali miste (MMA). Una scelta ponderata a lungo e maturata solo nelle ultime settimane, come ci ha spiegato lo stesso Valentino senza peli sulla lingua e magari togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe.

Il karate, dopo anni di attesa, è entrato finalmente a far parte del programma olimpico. Cosa ti ha portato a scegliere l’MMA, rinunciando dunque al sogno di Tokyo 2020?

“Il karate resterà sempre nel mio cuore, mi ha salvato la vita, ma ho deciso di lasciarlo. La Federazione non è una cosa giusta. Non sono stato trattato bene dal direttore tecnico. Mi prendo la responsabilità di quanto sto per dire. Il dt, il professore Pierluigi Aschieri, è stato cattivo, mi ha fatto del male. Prima del Mondiale 2014 sono andato a mie spese a Francoforte per partecipare ad un torneo internazionale. Nella finale per il bronzo ho battuto per KO tecnico Nico Armanelli con un secco 9-0. Eppure lui andò ai Mondiali, io no… Aschieri comanda, si comporta da dittatore. Ha sempre avuto un pregiudizio strano nei miei confronti. Il karate lo sento dentro. Già da tempo, però, pensavo alla MMA. Alcuni mi dicevano: ‘Voi del karate sembrate delle femminucce, l’arbitro vi ferma sempre’. Io invece sin da bambino sono un combattente e dimostrerò che un karateka può fare l’MMA”.

 

L’MMA prevede un connubio di vari sport da combattimento, un mondo completamente nuovo per te.

“Sono forte di braccia e di gambe, ma al momento mi manca la lotta a terra, infatti per un judoka il passaggio è più facile. Ora sto lavorando molto sulle tecniche del ju jitsu. Dal 2 novembre inizierò ad allenarmi alla Ludus Magnum di Milano, sarà un nuovo percorso per me. Voglio subito diventare il n.1 in Italia. Farò i -84 kg, devo perdere 5 kg in questo momento. Ho un sogno americano…Vorrei andare in Florida e combattere sotto la sigla UFC. La mia sarebbe una scelta di vita, mi stabilirei in pianta stabile in America”.

Dal punto di vista economico, l’MMA offre prospettive diverse rispetto al karate.

“Certamente. Nel karate non si vinceva niente in termini economici, anzi serviva pagare una quota di iscrizione di 10 euro per partecipare ai Campionati Italiani. Solo grazie a degli sponsor locali ed a diverse persone che mi vogliono bene ho avuto modo di poter fare karate ad alti livelli. Ora però devo ripartire da zero e costruirmi con umiltà. Colgo l’occasione per ringraziare i marchi Pellicano, Siciliano Carni Genuinamente Italiano, Cash&Carry distribuzione Siciliano srl”.

Il passaggio dal karate alle arti marziali miste appare più complesso di quanto si possa pensare…

“In Italia mai nessuno ha avuto successo passando dal karate all’MMA. Io però voglio pensare in grande. Se arrivassi alla UFC, sarebbe megagalattico. A Marcianise abbiamo già avuto diversi campioni olimpici. Se anche io avessi vinto a Tokyo 2020, per la mia città non sarebbe stato nulla di nuovo, anzi sarebbe stato considerato quasi normale. Io voglio andare oltre e diventare campione del mondo delle arti marziali miste. Nessuno ci è mai riuscito, sarebbe un’impresa storica”.

Che ruolo hanno rivestito la tua famiglia e la tua fidanzata in una scelta così delicata?

“Mi hanno appoggiato tutti a priori. E’ la mia natura, sanno che sono un fighter. Io non ho pace. E’ come se avessi un demone dentro di me che mi porta sempre a combattere. La mia famiglia sa che solo così sto bene. Nel karate l’arbitro ti ferma ad ogni colpo, nell’MMA sono consapevole che ci sono dei rischi maggiori. Ma non ho paura”.