Le mie riflessioni sulle conferenze della maggioranza e dell’opposizione

 

Cari amici e conoscenti, vi confesso che avevo una gran voglia di seguire lo scontro a distanza tra maggioranza e opposizione trasmesso su Facebook giacché rappresentavano una ghiotta occasione per avere più consapevolezza sul cammino intrapreso dalla città e, in particolare, della strada che ci aspetta e della destinazione finale.

Onestamente, le mie aspettative sono rimaste un pochino deluse: non è mancato qualche spunto interessante e alcune informazioni che ignoravo ma, sostanzialmente, si è trattato di due show da avanspettacolo dai contenuti particolarmente personalistici. Sono un’idealista e un inguaribile sognatore , ma non talmente scollegato dalla realtà da non notare che oggi poco o nulla vi è di politico. Eppure, non nutro particolare gradimento per le dirette-fiume incentrate più sull’autoreferenzialità che sulle problematiche e potenzialità della città.

Fatta questa dovuta premessa vi dico come la penso su entrambi i confronti con la città. Anzitutto, chi mi conosce e frequenta sa che non mi appartiene il pietismo e il buonismo di una certa parte dell’opposizione e della cittadinanza, secondo i quali consiglieri e assessori di maggioranza sarebbero privati della libertà di parola, azione e quindi vittime di un sindaco che non passa certo inosservato. Il non decidere è in realtà una chiara decisione di restare eternamente sospesi in una situazione che potrebbe ritenersi giusta o semplicemente comoda. Compiuta questa precisazione, il sindaco, durante tutto il tempo della conferenza, si è invano sforzato di far intendere agli spettatori che è un decisionista ma, al momento che egli ritiene giusto, anche collegiale e particolarmente democratico. Io non so quanto il carattere prenda il sopravvento sulla strategia e viceversa, ma l’operazione del primo cittadino è riuscita solo parzialmente: interrompeva spesso gli assessori e, in alcuni casi, mal sopportava parole e discorsi che non erano perfettamente allineati al suo pensiero. Altra sua défaillance, sempre a mio modestissimo pare, è il continuo riferimento a mariuoli, macellai politici e altre categorie spregevoli che sarebbero state spazzate via, dal ciclone del suo cambiamento. Ritengo che se si fosse limitato a mostrare i progressi avvenuti, le iniziative in corso e i progetti futuri, ammettendo gli errori commessi, avrebbe guadagnato più consensi. Comunque, al netto dei suoi umani limiti, Velardi ha dimostrato ancora una volta che rispetto al passato Marcianise ha un sindaco, che può piacere o non piacere, ma c’è, decide e opera .  Un primo cittadino che ricorre a toni e riferimenti eccessivi – mi sono rassegnato alle sue sparate e, come dicevano i latini, homo faber fortunae suae –gestisce bene l’ordinario e va oltre quando riorganizza la macchina comunale e fa rispettare le regole, e che ha ancora 4 anni per lavorare a maggiori opportunità di sviluppo e occupazione per i cittadini, ad altre infrastrutture che migliorino la vivibilità cittadina, a una nuova classe dirigente, possibilmente senza colonnelli e megafoni gracchianti, alla manutenzione costante del verde pubblico e delle strade e, infine, a una visione organica e d’insieme della Cultura. Volendo bene a Marcianise, mi auguro che Velardi riesca a imprimere una svolta in tutti i settori della vita cittadina.

Passo ora alla conferenza dell’opposizione: prima di ogni cosa avrei lasciato la conduzione, la scelta dei temi e i toni della conferenza alle nuove e valenti promesse come Zarrillo o Amarando perché Dario Abbate, volente o nolente, ha la stigma di apparire come il condottiero dell’armata Brancaleone, fortemente ancorato al passato, che cerca la rivincita a tutti i costi. Capisco poi che gli altri due conduttori, i top player  Moretta e Salzillo, insieme alla amministrative hanno totalizzato più di 1500 voti, ma la politica è cambiata: non sono le buone performance individuali ma l’affiatamento, la preparazione atletica e la fame di vittoria di tutta la squadra che conducono al trionfo. La presenza di Felice Colella, infine, è stata quanto meno inopportuna e ne spiego le ragioni, rivolgendomi direttamente a lui, in nome della nostra amicizia e stima reciproca: “Caro Felice, la libertà di opinione deve procedere di pari passo con la coerenza. L’ultima campagna elettorale si è combattuta più con le offese, attacchi e altre schifezze personali, che sui programmi, progetti e idee per la città e tu eri su un fronte. Legittimo restare deluso dal proprio generale, ma è infelice passare al fronte avversario. È più appropriato, consentimi, portare avanti il proprio dissenso autonomamente”.  A parte la forma che in alcuni casi è sostanza, riguardo ai contenuti osservo che fa bene l’opposizione a controllare e vigilare con atti alla mano, altra cosa invece è affidare la propria azione quasi esclusivamente agli esposti alla Procura della Repubblica. Per dirla con parole semplici, ammettiamo che uno degli esposti vada a buon fine e vi liberiate di Velardi, ma perché gli elettori dovrebbero votarvi? Che idea avete della città? Contestate, ad esempio, la procedura eseguita dal sindaco per qualche abbattimento, e spesso accusate l’amministrazione comunale di fare “panem et circenses”, ma voi che pensate in tema di abusivismo e progettualità culturale?

Chiudo con un accorato appello: “Prima che vada a Chi l’ha visto?, avete notizie dei Cinque stelle?”