Legàmi al PalArti di Capodrise, Marotta: «Gratitudine agli artisti»

CAPODRISE. «In questi giorni – afferma Antonella Marotta, assessore alla Cultura –, due luoghi simbolo di Capodrise, la piazza del Municipio e Palazzo delle Arti, hanno accolto le istallazioni dei sei artisti di “Legàmi”, la collettiva che sarà inaugurata il 17 dicembre, alle 17.30. Poter assistere alla creazione di un’opera d’arte, dal vivo e nel cuore della città, è stata un’esperienza formativa unica. Per di più, in quasi tutte le opere, gli artisti hanno voluto introdurre elementi della nostra storia, delle nostre radici, della relazione profonda che ognuno di noi ha con il territorio, come aratri, anfore, pale, campi coltivati. È un incanto creativo – prosegue Marotta – che ci aiuta a ritrovare un senso nel quotidiano e una visione per il futuro; tutto questo è accaduto, accade, sotto i nostri occhi, a Capodrise. In altri luoghi, che oggi guardiamo con ammirazione, la storia testimonia come sia stati gli artisti, con le loro opere, a raccontare le vicende umane della contemporaneità. A Raffaele Boemio, Mario Ciaramella, Diana D’Ambrosio, Sergio Gioielli, Vittorio Vanacore e al nostro infaticabile Andrea Martone va, dunque, la mia più profonda riconoscenza. Capodrise – conclude l’assessore – saprà accogliere, custodire, riflettere». La collettiva, in esposizione fino al 20 gennaio, sfiderà il buio delle relazioni umane e si spingerà nei meandri dell’inadeguatezza. Pareti, soffitti e spazio urbano “dialogheranno” con nuvole di terracotta, pietre, presenze animali, aratri, anfore, corde tese a segnare rotte su cui viaggiano, fragilissime, barchette di carta. Ogni artista ha forgiato l’opera fra le mura del PalArti e, mentre era al lavoro, si è raccontato al regista Alessandro Musone; i ritratti confluiranno nel cortometraggio “Sequenze creative”, che sarà proiettato il 22 dicembre nell’anteprima di un confronto sullo stesso tema. Il raduno, pioggia permettendo, è previsto in piazza Aldo Moro, nello slargo antistante il Municipio; lì, sarà “animata” l’opera di Boemio, costituita da un aratro che affonda il suo vomere nel cemento: dal suolo affiorerà un raggio di luce metafora di libertà.

Capodrise, 15 dicembre 2017

 

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