Siamo o non siamo tutti uguali?

orwelQuante volte avrete sentito proverbi del tipo  “Dicette accussì ‘a vecchia: “Aggio campato nuvantanove anne e ne vulesse campa’ n’ato pe me ‘mpara’ ancora”? (Disse la vecchia: “Ho vissuto novantanove anni e vorrei viverne un altro per apprendere ancora).

Io tantissime e, ogni volta, ho pensato: ”Ma chi me l’ha fatto fare di scimunire sui testi di filosofia  o approcciarmi da dilettante allo sbaraglio alla psicologia, quando ci sono questi proverbi, frutto prelibato di saggezza ed esperienza, che con poche e incisive parole racchiudono e dicono il tutto”?

Per carità, non è mia intenzione mettere in discussione tanti strizzacervelli e indagatori della realtà e del pensiero, che reputo validissimi maestri e compagni di ricerca di sé e del mondo, ma diverse volte nei proverbi di saggezza popolare ho trovato immediatamente quelle risposte, cui sarei arrivato solo dopo molte e accurate letture di testi filosofici e teorie psicologiche. Ne ho avuto riprova molti anni fa, quando discutendo con un mio amico circa l’ennesimo caso di disparità di trattamento in ambito scolastico, mi diede una risposta che mi lasciò a bocca aperta: “E di che cosa ti meravigli? Come diceva l’ultimo dei comandamenti de La fattoria degli animali – Tutti siamo uguali ma qualcuno è più uguale degli altri”. Ci ho riflettuto a lungo, mi son guardato intorno e sono arrivato alla conclusione che erano sante parole e che davvero nella vita non si smette mai di imparare.

Ed è bello non solo apprendere sempre nuove cose, ma farne tesoro e cercare di utilizzarle come chiavi di lettura delle molteplici vicende e sfaccettature della realtà. Ad esempio, venendo ai fatti di casa nostra, mi son chiesto se la recente nomina dei 3 collaboratori ad alta professionalità del sindaco vada nella direzione di un’uguaglianza sui generis. Ho cercato di sbrogliare questa intricata matassa che ha suscitato le accuse di favoritismi e parentopoli da parte dell’opposizione,  valutandola sul piano della legittimità e dell’opportunità. Ebbene, ho compiuto una serie di ricerche in ambito giuridico, perché ne so poco o nulla di leggi, e ritengo che, alla luce dell’art 110 del Dlgs 267/00 ( http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/00267dl.htm) e di qualche prospetto utilizzato da qualche altro comune in base al codice civile sui gradi di  parentela (http://www.comune.torino.it/infogio/casa/modulistica/prospetto_gradi_%20parentela.pdf), non vi siano gli estremi di un provvedimento contra legem perché il sindaco ha indetto un bando pubblico, la sua scelta è discrezionale, uno dei nominati è figlio di una sua cugina quindi siamo ben oltre il 4° grado vietato dall’art 8 del DPR 168/2010 (http://www.agcm.it/normativa/concorrenza/5015-decreto-del-presidente-della-repubblica-7-settembre-2010-n-168-regolamento-in-materia-di-servizi-pubblici-locali-di-rilevanza-economica.html).Sul versante dell’opportunità politica, invece, certamente sorprende che i 3 nominati appartengano alla stessa lista che l’ha sostenuto in campagna elettorale ma, fino a prova contraria, i candidati avevano i requisiti e il sindaco è liberissimo di scegliere chi ritiene opportuno. In conclusione, tengo a precisare che il profilo di legittimità e di opportunità politica delle nomine, mi ha intrigato poco o nulla. Mi sorprende di più che i partiti della maggioranza, ad oggi , non abbiano pubblicamente fatto quadrato attorno al sindaco, dal momento che le liste d’opposizione a sostegno di Dario Abbate alle elezioni, nella loro invettiva, asseriscono che sin dall’insediamento “[…] questa giunta e il suo sindaco non hanno fatto altro che  privilegiare amici, parenti e sostenitori […]”, tirando in ballo anche un altro assessore che avrebbe nominato consulente suo cognato. Dimenticanza, pigrizia o altro?