Primo appuntamento di “Chiacchiere da panchina”: i simboli,  le parole e i contenuti di Antonello Velardi

Solitamente il bar, nel gergo comune, viene indicato come un luogo dove scambiare ragionamenti di basso profilo , battutacce e quanto di più futile esiste al mondo. La tavola, invece, nell’opinione comune ha sempre rappresentato la circostanza o l’ambiente più idoneo a fare grandi cose: affari, incontri, discussioni. Per la serie: la discriminazione non riguarda solo le persone, ma anche i posti che fanno parte della nostra quotidianità. Noi, Mimmo Rosato e Michele Raucci, vogliamo sfatare queste convinzioni largamente diffuse, dimostrando che anche una panchina qualunque di una piazza cittadina può stimolare un confronto e incontro sui temi che stanno più a cuore ai cittadini o di particolare interesse generale. A partire da oggi, dunque, comodamente seduti sulla panchina in ferro duro di Piazza Pertini a Marcianise, ci incontreremo, scontreremo, troveremo una sintesi o un compromesso, mai al ribasso, sulle problematiche, ma anche sulle potenzialità, eccellenze della nostra terra e su tematiche o questioni dell’attualità che hanno particolarmente colpito. Lo facciamo senza alcuna velleità, ma col solo scopo di dare un contributo al dibattito cittadino e di stimolare la riflessione e possibilmente un giudizio critico sulle questioni più o meno rilevanti del nostro vivere quotidiano. Vi ringraziamo fin d’ora per l’attenzione e invitiamo tutti a sedersi accanto a noi per  esprimere il proprio pensiero con toni pacati e rispettosi. La nostra “ rubrichetta”, lasciateci passare il termine, inizia. Chiunque fosse interessato a intervenire, dare semplicemente un parere o un suggerimento può farlo attraverso la sezione “Ora tocca a Te !” del mio blog www.micheleraucci.it . Qui di seguito la nostra prima chiacchierata:

Michele : ”Mimmo , partiamo subito in quarta con un argomento che mi sta molto a cuore : non credi che i toni del sindaco siano eccessivi?”

Mimmo:”Quando sono apparsi i primi post si sono spese molte parole su questo linguaggio. Aggressivo, arrogante, sfacciato. Però ha ottenuto uno scopo. Ha destato l’attenzione!  Dario Fo non racconta di Francesco d’Assisi, che, al mercato di Bologna, cercava di parlare e di farsi sentire? Nessuno gli dava retta. Allora Francesco veste i panni del ‘giullare’, salta su un palco, canta, balla e piano piano l’attenzione viene suscitata. Così Francesco riesce a predicare il suo verbo. Ecco il nostro sindaco si è comportato in modo simile: tramite Fb ha investito la popolazione con i suoi discorsi forti e aggressivi, ha offerto le sue ragioni, ha scosso le inerzie, ha suscitato reazioni, ha svegliato un ambiente che dormiva. Certamente ha disorientato molti. Ha cercato di mostrare una lotta tra bene e male, senza chiaroscuri intermedi. Ha scritto parole, che tanti avrebbero avuto la voglia di pronunciare, ma stavano zitti per timore di rappresaglie. Ha esagerato talora, ha sfidato il rassegnato perbenismo. Molte circostanze glielo hanno permesso. Ha tagliato alcuni rami secchi. Qualche volta si è lasciato prendere la mano. Ma dietro le parole c’è un impegno continuo, instancabile, ai limiti della resistenza umana.”

Michele : “ Caro Mimmo, trovo di un fascino e interesse unico il tuo riferimento al ‘giullare’, ma ritengo  che il sindaco non aveva altra scelta che attaccare per non rimanere fregato. Velardi  una volta vinte le elezioni al grido di  “senedevonoandaretutti”,  aveva la necessità di creare un personaggio forte, nuovo, non ricattabile dagli apparati di partito , comunali, imprenditoriali e che parlasse, si sintonizzasse, facesse i conti con la pancia degli elettori più che con la politica. Una doverosa scelta strategica, per dirla nuda e cruda, che ha fatto salva la figura del sindaco e ha comportato anche alcuni benefici sul piano amministrativo. Dei suoi toni, poi, io e il sindaco abbiamo parlato decine di volte pubblicamente e privatamente condivido quasi nulla. In una prima fase, chiamiamola di destrutturazione del sistema politico, ci può stare qualche “picconata”, ma continuare ad abbattere senza progettare seriamente la ricostruzione, dando un forte e costante impulso alla creazione di una nuova classe dirigente, non porta da nessuna parte. Tu dici, infine, che qualche volta si è lasciato prendere la mano e che il suo impegno è instancabile. Concordo a pieno sulla seconda considerazione, anzi ne ammiro determinazione ed entusiasmo, molto meno sulla prima. Penso che con due o tre uscite pesantuccie abbia superato , il cosiddetto limite della deriva offensiva.”

Mimmo:” Interessante! Di che si tratta?”

Michele: “Stando ad alcuni studi, riduco a minimi termini perché non voglio fare il professorino, l’utilizzo di termini “forti” aiuta in politica: chi li utilizza appare più onesto di chi usa un linguaggio moderato e cortese, cattura l’attenzione di un ascoltatore e incuriosisce, anche se può offendere qualcuno. Il dottor Luca Mazzucchelli, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, però, avverte:” Credo che la vera sfida  stia nell’usare un linguaggio comune ma senza scadere nella deriva volgare e offensiva, partire sì dal linguaggio dell’uomo della strada per catturare la sua attenzione ma poi arricchirlo con nuovi spunti e nuove parole. Aiutare le persone a crescere è ciò che ripaga più di tutto, anche in ambito comunicativo”.

Michele: “A tua memoria, qualcun altro prima di Velardi è stato così dirompente?”

Mimmo :” Mi chiedi se sia un fatto nuovo, a me sembra di si, con tutto quello, che ne consegue. Ovviamente deve esserci un’idea di città diversa, gestita nel rispetto delle regole, per il bene dei cittadini, senza spreco di risorse, valorizzando le risorse presenti in città e quante sono possibili da coinvolgere. C’è anche da dire, però, che dopo un anno continuare a sentire gli stessi toni rischia di creare stanchezza. In una normale conversazione non capita così.  Ma mi rendo conto che Marcianise si presenta con una storia fatta di assenze e di disimpegno ed un anno e pochi mesi possono aprire alcuni spiragli e su questo si gioca una partita importante, da gestire con prudenza, e difficile. Forse si avvicina il tempo della sobrietà e si può lasciare la via della ridondanza.”

Michele:”Della necessità di cambiare registro, ne ho già ampiamente spiegato le ragioni e come Paganini non mi ripeto.”

Michele: “Mimmo, tu da professore di lettere, hai fatto dell’analisi testuale  il tuo pane quotidiano; cosa emerge passando ai raggi X i post del sindaco?”

Mimmo:”Un’analisi testuale si fa con calma.  Per adesso posso affermare che la struttura dei post, soprattutto del diario, si ripete spesso. L’incipit appartiene quasi sempre all’area semantica della fatica, delle giornate intensamente laboriose. Considera che la pubblicazione avviene pressoché sempre ad ora tarda. Quindi quel senso di fatica coinvolge, chi legge lo fa anch’egli ad ora tarda, se non rimanda al giorno dopo. So di persone che non vanno a letto, se non dopo aver letto il diario. Comportamento singolare! Del resto l’impegno c’è, l’ho già detto. Il corpo centrale del post molto spesso è la constatazione di una irregolarità, di qualcosa che non va, del danno provocato. Ne conseguono l’analisi delle colpe e la diatriba vorticosa contro chi ha amministrato male. E qui talora ci si lascia andare, si trabocca d’ira e si lanciano tuoni e fulmini. Ad una certa ora può succedere! Ma l’amarezza si stempera nella parte finale del post, quando si descrivono l’azione intrapresa, intesa a correggere le storture, e le prospettive, che possono aprirsi. La mia è una analisi estemporanea, certamente non esauriente. Un dato: la completezza. L’informazione scelta è data in tutti i suoi aspetti. E questo è frutto di una pratica consolidata.

Michele:”Io, apprezzo molto il suo linguaggio semplice, immediato, diretto perché ho sempre pensato che i paroloni sono funzionali esclusivamente alle masturbazioni intellettualistiche. Non a caso, ho sempre adorato il maestro in assoluto della semplicità: Enzo Biagi. Per il resto, condivido molto della tua analisi, soprattutto quando  ti soffermi sull’incipit. In effetti, l’inizio del post è quasi sempre improntato al sudore, al sacrificio, agli ostacoli e rarissime volte alla gioia. Non so, però, se la figura del sindaco, oberato di impegni h 24, ha solo una finalità prettamente strategica oppure ha anche una sorta di valore catartico. E’ superfluo aggiungere che il racconto giornalistico, spesso arricchito di elementi romanzeschi, per renderlo più accattivante, è di buon livello.

Michele:”Quanto la sua professione di giornalista incide a livello comunicativo?”

Mimmo:” Essere giornalisti permette l’accesso ad una quantità considerevole di informazioni, cosa che garantisce una visione ampia di un contesto territoriale. In queste condizioni vivere ed amministrare una città, inserita in un territorio, di cui si conosce praticamente tutto, dovrebbe sollecitare prospettive più ampie. Marcianise non è solo Marcianise, è parte di una provincia, che è parte di una regione. L’appello costante ad una ‘marcianisanità doc’ posso capirlo, nel senso di recuperare un orgoglio, che sembrava perduto, dopo anni più o meno paludosi. Comprendo ovviamente la necessità di valorizzare le nostre risorse eccellenti, che esistono e sono notevoli. Il tutto in un orizzonte, che dia ossigeno all’idea di una città competitiva in provincia, nella regione ed oltre. Un orizzonte, che va costruito progressivamente, con imput culturali di un certo spessore, superando le proposte ‘gastronomiche’ di certi eventi. Le sagre, estive ed autunnali, sono sagre, sono momenti ricreativi per i cittadini, non certo per gli organizzatori. Ci vogliono, forse, pure quelle, ma non bastano. Più volte ho sentito parlare di ‘fame di cultura’.  La nostra città ha menti di grande sensibilità, alle quali devono arrivare messaggi costruttivi, impegnativi, coinvolgenti nella costruzione di un tessuto di relazioni produttivo, nella partecipazione ad una dimensione comune, che permetta alla nostra ‘umanità’ di dispiegarsi al meglio.”

Michele:” Caro Mimmo bene ha fatto il sindaco in questa prima fase a risvegliare il senso di appartenenza, ad andare incontro alla voglia di partecipazione, a  fare in modo che i cittadini si riapproprino degli spazi della città, ma adesso occorre fare un salto di qualità , e lo dico,  senza alcuna tentazione snobistica: ben vengano iniziative nazional popolari accanto a manifestazioni di nicchia, ma in una visione organica, unitaria, d’insieme delle nostre potenzialità, risorse, eccellenze, aspirazioni, altrimenti facciamo solo intrattenimento, a discapito dell’identità e crescita socio-culturale della comunità.

Michele :” Questo sindaco pecca in autoreferenzialità”?

Mimmo :” Premesso che tutti siamo in qualche misura autoreferenziali, penso che ad un sindaco, che espone quello, che ha fatto, e le motivazioni, che lo hanno spinto, debba toccare una percentuale più alta di autoreferenzialità. Altra cosa è, invece, il tono brusco, che talora interviene, quando si vuole contrastare il pensiero di chi muove una critica, magari su un argomento delicato. Qui è grave lasciarsi andare o superare la soglia della cortesia, arrivando praticamente all’offesa. Mi riferisco all’offesa, che può risultare gratuita, quando investe una persona, che ha mosso un’osservazione, forse in maniera improvvida. Se questa osservazione è stata maliziosa o strumentale, non tutti lo capiscono. Pertanto l’offesa viene percepita come tale. Comprendo che fare il sindaco non è cosa facile e che si è sottoposti a pressioni notevoli, che possono alterare pure il biblico Giobbe.

Michele:”Marcianise è una realtà difficile, e che,  per troppi anni è stata “abituata” male: comandavano tutti e nessuno, le regole e le procedure erano diventate, in diversi casi,  un optional. Una strigliata e un po’ di ordine inizialmente erano necessari, ma ora sono maturi i tempi di coinvolgere più soggetti nelle scelte amministrative e nel resoconto delle attività. In quanto al rapporto con i cittadini , sarò netto : chiunque, spontaneamente o sobillato,  è liberissimo di muovere qualsiasi critica, l’amministratore deve prestare attenzione, rendere conto e mai perdere il self control.