A proposito di libertà e nuova schiavitù

Ognuno di noi, lungo la strada della vita, prima poi incontra valori e idee che fanno sorridere il cuore e abbracciano immediatamente perché ce l’hanno nel sangue. O li strattonano considerandoli per niente consoni alla propria natura o, ancora, resta sbalordito per ignoranza o poca esperienza di vita. Ero un bimbo alto, slanciato e dagli occhi vivaci quando Ecate, la dea greca delle scelte e della libertà, fa la sua comparsa nella mia vita. Ricordo che mi ero appena anestetizzato con la mia dose quotidiana di “Bim Bum Bam”

 

 

 

 

 

 

quando mio padre, per scongiurare il rischio di sciropparsi qualche cartone animato, cambia canale e io resto incantato dalle parole di un bizzarro signore barbuto e grassottello di nome Luigino: ”Professo’, permettete un pensiero poetico per l’occasione? ‘A libertà, ‘a libertà, pure ‘o pappavallo l’adda pruvà!” Sin da bambino ho sempre avuto una passione smodata per il gioco del “perché”, per cui inizio a domandarmi: “Ma cosa ha voluto dire quel simpaticissimo signore “chiattoncello”? Ma cosa è la libertà?”. Non riuscendo a trovare la risposta, chiedo a mio padre, la cui loquacità è stata sempre inversamente proporzionale alla mia curiosità. E lui subito con 3 o 4 parole risolve il caso: “Quando sarai grande capirai, mo’ pensa a giocare”. Crescendo in stazza e leggermente anche nel pensiero, ho maturato il mio concetto di libertà: si è liberi quando mai rinunci alla tua dignità, te ne infischi del giudizio degli altri, esci dalle prigioni della tua mente e convivi coi tuoi limiti. Se mi guardo intorno, francamente non trovo molta corrispondenza col mio concetto di libertà, perché molte persone, o per interesse o per risparmiarsi la fatica di farsi vedere e di scegliere, preferiscono abdicare alla loro libertà, porla interamente nelle mani di un padrone e vivere serenamente. E son proprio costoro, come scrive la baronessa e scrittrice austriaca  Marie von Ebner, i più pericolosi nemici della libertà: “Gli schiavi felici sono i nemici più agguerriti della libertà”. Col loro fare non solo mettono a rischio la libertà altrui, ma rovinano anche la discussione e la crescita di ogni comunità perché il padrone sa che mai potrà entusiasmarli ma renderli fanatici si. A questo punto chiedo: “Questo atteggiamento porta almeno un vantaggio per sé e l’ambiente in cui si vive?” Ritengo di no. Onde evitare di essere tacciato come il solito idealista, fuori della realtà, farò un esempio concreto. Ho realizzato un blog che è sufficientemente seguito, fortunatamente bersagliato da diversi esponenti e fan di destra, sinistra, Cinquestelle, voltagabbana, puristi, e guardato con interesse da soggetti imprenditoriali e animatori culturali e politici. Avrei potuto cedere alle lusinghe e ai vantaggi economici del signore politico o imprenditore di turno. Non l’ho fatto e oggi, consentimelo, posso permettermi il lusso di non pubblicare la 

conferenza dell’opposizione “Gestione Velardi: sette mesi di propaganda, sette mesi di bugie” e la risposta dei consiglieri di maggioranza perché poco o per nulla confacente alla mia idea di politica, di dibattito e confronto tra le parti in gioco, e soprattutto di scarso giovamento per la città. In una città normale l’opposizione vigila, controlla, denuncia ma propone soluzioni e alternative in consiglio comunale e tra la gente secondo la sua idea di città. In campagna elettorale e a tutt’oggi ho difficoltà a comprendere quali iniziative intraprenderebbero le opposizioni per lo sviluppo della città, la cultura, le politiche sociali, l’ambiente e il rispetto delle regole. Siccome qualcuno potrebbe pensare che io vagheggi sul ruolo delle opposizioni, quando vuole sono aperto a un confronto franco e sereno ove porterò non chiacchiere, ma  l’esempio di qualche amministrazione comunale vicina. D’altro canto in una città normale, una compagine politico-amministrativa è più  forte se a difenderla dai rilievi e dalle accuse delle forze di minoranza sono innanzi tutto  i gruppi di maggioranza di cui i consiglieri comunali sono espressione. Ed invece cosa è accaduto? Che i partiti, chissà per quale arcana ragione, sono improvvisamente scomparsi, cosi che a stendere e sottoscrivere il manifesto di risposta all’opposizione sono rimasti i soli consiglieri comunali. Ammirabilissimo lo sforzo, l’abnegazione con cui i 15 consiglieri comunali di maggioranza a tarda sera abbandonano impegni e familiari per ritrovarsi e scrivere il manifesto, ma in politica le cose non vanno proprio così. Fate come volete, io per conto mio, continuerò nel mio intento di alimentare un dibattito civile e costruttivo, anche punzecchiando quando serve, col solo fine di far sbocciare qualche proposta per la città.