GIGI DI FIORE PRESENTA A MARCIANISE IL SUO LIBRO “LA NAZIONE NAPOLETANA”

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2 (2)“Son partito dal fastidio verso una rappresentazione solo negativa del Meridione”. Così ha esordito Gigi Di Fiore, alla presentazione del suo libro “La Nazione Napoletana. Controstorie borboniche e identità suddista”, tenutasi stasera nel Palazzo Tartaglione a Marcianise. ”Si intende la nostra identità, la nostra storia in quella più complessiva d’Italia-ha aggiunto lo scrittore-invece non è così, perché abbiamo avuto ben 7 secoli di regno autonomo. L’identità italiana è una costruzione postuma all’unificazione politica che non è mai avvenuta del tutto, se come dicono diversi docenti universitari, l’Italia è un insieme di subnazioni con propri usi e costumi. Basti pensare-ha concluso Di Fiore- che Garibaldi aveva scelto di essere cremato e le sue ceneri sparse nel mare, mentre poteva diventare un mausoleo, un riferimento per l’intera nazione”. Dopo il successo di pubblico e partecipazione all’evento con il giornalista Paolo Rumiz, che lo scorso 14 settembre ha 3raccontato la sua esperienza del cammino lungo l’antica via Appia, stasera dunque è stata la volta del secondo appuntamento di “Letture in Giardino” con lo storico, scrittore e giornalista Gigi  di Fiore.  Ha introdotto il dibattito Alessandro Tartaglione (direttore Caffè Procope), moderato il giornalista de Il Mattino, Franco Agrippa ed è intervenuto il prof. Nicola Letizia (saggista). “ E’ un testo che merita non solo di essere letto ma anche meditato-ha sottolinetao Letizia-  perché nel cercare, rendermi conto di chi fosse l’autore, ho trovato diversi articoli e recensioni di personaggi illustri come Giuseppe Galasso, Gianni Oliva, Francesco De filippo, Antonio Galdo. Altro aspetto che mi ha particolarmente colpito è che l’autore ci tiene a dire di essere non dalla parte 4dei più grandi, ma di quelli che hanno subito il Risorgimento e che dunque, sono meno noti”. Il Libro: fino alla firma della resa con l’esercito piemontese il 13 febbraio del 1861, per più di quattro generazioni la dinastia dei Borbone aveva regnato nell’Italia meridionale, Stato autonomo e indipendente che fu per sette secoli la “Nazione napoletana”. Un Paese con una propria economia, una propria industria, un proprio esercito, un proprio inno nazionale; un Paese con valori riconoscibili, condivisi dai suoi abitanti, da Gaeta in giù. Per molti di loro, l’unità d’Italia rappresentò la fine del mondo che avevano conosciuto e nel quale si identificavano. In molti reagirono all’occupazione. Eppure, mentre di Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II si sa quasi tutto, pochissimi sono i libri che raccontano le storie degli ufficiali e dei soldati che scelsero di rimanere fedeli al Regno delle Due Sicilie e si opposero ai piemontesi. Uomini che dopo la sconfitta dovettero affrontare umiliazioni, processi 5e prigionie. Non erano tutti aristocratici o assolutisti: in tanti erano liberali, alcuni avevano combattuto nella Prima guerra d’indipendenza nel 1848 e condividevano il sogno di un’Italia federale; ma quasi tutti furono bollati come retrogradi, reazionari, sbandati, e cancellati dalla memoria comune. Le storie qui raccolte dallo studioso meridionalista Gigi Di Fiore restituiscono un Risorgimento “al contrario”, visto e vissuto dalla parte degli sconfitti: storie di eroismo e coraggio, come quella di Francesco Traversa, morto sotto i bombardamenti durante il lungo assedio di Gaeta; storie di fede e determinazione, come quella del magistrato Pietro Calà Ulloa, l’ultimo capo del governo borbonico; storie di ribellione, come quella dei lavoratori dello stabilimento di Pietrarsa, che dettero vita alla prima rivolta operaia dell’Italia unita. Quello di Di Fiore è anche un viaggio in un passato che spesso appare ancora presente: gli insulti razzisti nelle aule di Palazzo Carignano, sede del primo parlamento 6italiano, non sono poi così diversi da quelli che a volte si ascoltano oggi a Montecitorio; così come i pregiudizi contro i cosiddetti “terroni” restano una costante dell’Italia almeno dall’epoca della sua unificazione, come testimoniano le parole di figure di spicco di quegli anni quali il deputato Mellana, il generale La Marmora o l’antropologo Niceforo. Dopo I vinti del Risorgimento Gigi Di Fiore ritorna sui nodi non sciolti di quello che è stato il Risorgimento al Sud: alla scoperta di che cosa significa oggi richiamarsi a un’identità “suddista”, termine che l’autore libera da ogni connotazione negativa, rivalutando le radici culturali e storiche del Meridione. Per comprendere, una volta per tutte, che cosa è andato perduto con la nascita del Regno d’Italia. Gigi Di Fiore: storico, già redattore al “Giornale”, è inviato al “Mattino” di Napoli (Premio Saint-Vincent per il giornalismo nel 2001; Premio Pedio per la ricerca storica; Premio Guido Dorso per gli studi sul Mezzogiorno). Nelle sue pubblicazioni si occupa prevalentemente di criminalità organizzata e di Risorgimento in relazione ai problemi 7del Mezzogiorno. Tra le sue opere: 1861 Pontelandolfo e Casalduni: un massacro dimenticato (1998), La camorra e le sue storie. La criminalità organizzata a Napoli dalle origini alle ultime “guerre” (2005), I vinti del Risorgimento. Storia e storie di chi combatté per i Borbone di Napoli (2005, 2014), L’impero. Traffici, storie e segreti dell’occulta e potente mafia dei Casalesi (2008), Gli ultimi giorni di Gaeta. L’assedio che condannò l’Italia all’unità (2010), Controstoria dell’unità d’Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento (2010) e Controstoria della Liberazione. Le stragi e i crimini dimenticati degli Alleati nell’Italia del Sud (2012). Web: www.palazzotartaglione.it –Fb: https://www.facebook.com/palazzotartaglione