Recuperare il Mugnone vuol dire restituire un’importante opera alla città e rivivere intense emozioni, dolci ricordi di un tempo lontano  

 

mugnone_quadrata_per_giornaliIeri dando una fugace occhiata ai post che scorrevano sulla home di facebook, ho scoperto con immenso piacere che 30 anni fa,  qualcosa in più e non in meno, non ero l’unico a trascorrere i miei pomeriggi nel teatro del “maestro universalmente conosciuto” Leopolodo Mugnone ( qui di seguito alcune notizie sulla sua particolare figura e sul teatro),  ma c’erano anche Enzo Raucci, Antonello Velardi e chissà quanti altri marcianisani di cui ignoravo l’esistenza. All’epoca non conoscevo Enzo e Antonello, e dunque non so, se come me ogni sabato andavano al cinema con la banconota turchese da 500 lire per acquistare biglietto, patatine e gassosa. E non so,  se anche loro erano pronti a rinunciare ad ogni capriccio durante la settimana per avere quei soldini da mamma. So con certezza , però, che hanno un bel ricordo di quei momenti ed hanno una gran voglia di riviverli. Enzo è uno che odia il traffico, ma ieri era contento di non poter percorrere Via Marconi per i lavori di ristrutturazione e recupero del teatro.”  Mai stato così felice-ha scritto nel suo post- di passare 15 minuti imbottigliato nel traffico ( per giusta causa)!” E Antonello Velardi, invece, ieri a tarda notte nel suo Diario ha mostrato la sua viva soddisfazione per il recupero di una struttura ove ha trascorso diversi pomeriggi della sua vita. “Stamattina lavori in corso al cantiere del Mugnone- ha scritto nel suo Diario- dove sono state abbattute le strutture in cemento armato introdotte negli anni ’50 a copertura per aprire un lucernario per consentire l’areazione della sala e la fuoriuscita del fumo. Vi trasmetto le foto da cui si capisce la complessità dell’intervento. Le ho osservate con una certa emozione: in quella sala ho trascorso da ragazzo diversi pomeriggi, peraltro a poca distanza da casa mia”. E voi che ricordi avete del Mugnone? In attesa delle vostri racconti, vi do un po’ di informazioni sul teatro:

 

Notizie sul Teatro Mugnone

Opera sociale dei primi anni 20, da alcuni decenni versa in uno stato di abbandono. Un anno fa l’amministrazione comunale l’ha acquisita ai fini di un restauro. La costruzione trae la sua imponenza dalle tre ampie arcate della facciata separata da poderosi piloni.

Nella parete principale dell’atrio sono sistemate alcune finestre suddivise da lesene scanalate che continuano lungo il solaio, dove sono ospitati dei motivi decorativi a rilievo.

L’impianto planimetrico del nucleo principale, impostato su un ottagono irregolare, oltre al palcoscenico dalle perfette proporzioni, comprende la platea, i palchi ed una galleria; un corpo di fabbrica annesso, destinato agli alloggi degli artisti, completava l’assetto volumetrico della costruzione.

In seguito ad uno studio sul recupero del Teatro Mugnone, svolto dagli architetti Stefano Marino, Rosalba Iodice e Aniello Iuliano, apprendiamo che l’edificio fu utilizzato prevalentemente per le prove dei lavori musicali e teatrali del San Carlo di Napoli dirette dal M° L. Mugnone.

Essendo poi l’unica struttura adatta a rappresentazioni pubbliche, il Mugnone ospitò spettacoli dei più svariati generi, dal varietà all’opera musicale, dalla lirica alla prosa, fino a spettacoli circensi con animali.

Leopoldo Mugnone e Marcianise

All’epoca, oltre a un paio di cinematografi, v’era in Galleria un vecchio e glorioso teatro di varietà, lo storico Salone Margherita che fu il vecchio tempio del Varietà a Napoli e fu inaugurato nello stesso anno della Galleria.

Il teatro, costruito come salone di concerti, divenne ben presto un Café-Chantant dove gli spettatori, consumando un « sorbetto », potevano assistere ad un programma vario.

Fu però un locale per elegantoni, in quanto il biglietto per entrarvi costava ben due lire; l’orchestra stabile aveva tra i suoi orchestrali nomi di riguardo come quello di Ferdinando Mugnone, il fratello del grande direttore Leopoldo, ed il maestro concertatore tedesco Robert Felsmann; il palchettaio, poi, era un nobile decaduto, il marchese di Franco.

Il locale fu quindi frequentato da eminenti personaggi del momento, da Di Giacomo a Scarfoglio, da Ferdinando Russo a Roberto Bracco, dal maestro De Leva al maestro Mario Costa, dal ministro Crispi al principe ereditario di Casa Savoia, a Gabriele D’Annunzio che vi conobbe la graziosa francesina Pierrette Butterfly, presentatagli da Edoardo Scarfoglio.

Non mancò tra i frequentatori del Café-Chantant un tal notabile di Marcianise, Nicola Gaglione, già amico del concittadino Pasquale Mugnone, pianista e maestro egregio di canto che, proprio qui, conobbe Ferdinando ed ebbe l’opportunità di incontrare ed incaricare l’illustre fratello di curare l’acustica del teatro che di lì a poco sarebbe stato realizzato a Marcianise per volontà delle famiglie Accinni e Gaglione.

Leopoldo fu subito entusiasta dell’iniziativa, tant’è che in una lettera inviata al notar Nicola Gaglione, in occasione degli auguri per il nuovo anno, asseriva: “Grazie infinite per la notizia che mi hai dato del teatro che spero dunque di inaugurare al più presto”.