Caro Michele,
ho letto con la consueta attenzione la tua ultima riflessione, quella che hai titolato “Essere all’opposizione è il lavoro più difficile al mondo”. Mi ha stimolato, ormai come sempre, qualche considerazione che vorrei – se mi consenti – trasferire a te e ai tuoi affezionati lettori. Tu centri la questione quando affronti il nodo del ruolo e del significato dell’opposizione, oggi come ieri. Ma io stravolgerei l’assunto e cambierei il titolo: in cima all’articolo bisognerebbe scrivere “Essere all’opposizione è il lavoro più facile al mondo”. Sì, è il lavoro più facile: dipende da come lo si vuole fare. Mi immagino per un attimo all’opposizione di me stesso, del sindaco Antonello Velardi: sarei presente, come tu stesso dici, su ogni questione, favorendo iniziative concrete e anticipando l’azione dell’amministrazione. Tenderei a mettere le briglie a Velardi, costringendolo a ragionare sulle mie idee, chiedendo conto e ragione di quello che fa. Sottolineo: di quello che fa, concretamente, con la sua azione amministrativa. Non di quello che fa quando deve scegliere un consulente piuttosto che un altro, quando firma l’affidamento di un incarico legale, quando sceglie il segretario comunale. Che cosa voglio dire, carissimo Michele? Che l’opposizione è davvero il lavoro più facile se viene fatto in un certo modo, quello che peraltro hai descritto tu. E ciò vale per ogni opposizione, qui a Marcianise. Quindi vale anche per Cinque Stelle che deve avere una forza diversa, una nuova consapevolezza di sè, una voglia vera di costruire e non solo di cazzeggiare. Devo dire che il problema di fare opposizione non è solo di questi tempi, ma è una costante nel corso degli anni. Io penso che a Marcianise non si sia mai, o quasi mai, fatta un’opposizione concreta, costruttiva, incalzante, non demagogica, non disfattista. Anche nella prima Repubblica. L’opposizione o è stata consociativa, e ciò è confermato dalle continue trasmigrazioni da un partito all’altro, da un gruppo all’altro, da una famiglia all’altra; giusto per agguantare una liana come Tarzan, giusto per non stare fuori dalle dinamiche di potere, accontentandosi anche delle briciole quasi che si chiedesse l’elemosina. O è stata consociativa, dicevo, o è stata dannosamente demagoga, inutilmente disfattista, incredibilmente inconcludente, semplicemente autoreferenziale; e ciò è confermato dall’atteggiamento anche recente di chi negli anni ha fatto opposizione a Marcianise ma senza far mai crescere il proprio perimetro politico e partitico.