Quattro chiacchiere tra Giovanni e me

Caro Michele, non so perché ma attendevo questa tua esternazione. Hai tenuto fin quando possibile una parvenza di estraneità alla contesa, da presunto osservatore, ma non hai resistito. Qualche tua intervista, che ti sei solo compiaciuto di definire “senza filtro”, aveva chiari i segni del cedimento.

Credo, senza finzione, alla genuinità di quanto affermi ma, oggi, ti valuto, al pari di me, come giocatore in campo e, pertanto, mi corre l’obbligo di svestirti, io, della tunica immacolata che devo definire “pretesa” sol perché necessita commisurare l’incidenza della gratificante adulazione a cui da tempo sei esposto. Capita anche alla mia obiettività di traballare di fronte ad un complimento … siamo umani e, perciò, sensibili.

Da sempre, tuttavia, nelle nostre serene chiacchierate ho potuto constatare soprattutto una tua non chiara percezione della “cronologia degli eventi” non avendo mai avuto il dubbio, io, che fossi, tu, un mistificatore.

Non di altri posso dire altrettanto … non me la sento ed anzi alcune vicende giudiziarie (che ancora si tengono riservate) dicono tutt’altro. Ti sovviene la moglie di Cesare?

La misura è data da alcuni interventi che nulla aggiungono anche allo spessore professionale di un candidato. Il primo, in ordine di tempo, sicuramente mistificante e gli altri assolutamente obbrobriosi.

Storia a se l’usgiovannio dell’argomento tumori che, ti assicuro, per uno come me che si ritiene un miracolato e che ancora ne porta i segni, ha chiari i connotati di speculazione addirittura imprenditoriale. Purtroppo devo lamentare un esito diverso per ben quattro miei stretti familiari … e la chiudo qua.

Mi ha colpito, da subito, lo scarso rispetto delle regole … anzi nullo, indizio di una invidiabile autostima.

Sotto altro profilo è stato solo esibizione di frequentazioni che non sono da tutti, stando ben attento a nascondere quelle meno gratificanti, per dirla con un eufemismo. Devo fare nomi? Non credo!

Il programma, infine, quello che definisci “la sua idea compiuta e moderna di città” mi suscita valutazioni diverse dalle tue considerando che la contesa attiene all’azione amministrativa di un ente comunale che (cito) sarà chiamato a “salti mortali per evitare che da strutturalmente deficitario diventi Ente dissestato” condizione della quale i responsabili trovo più da altra parte.

Sottacendo quanto penso della canea di cui ama circondarsi, personaggi che, nel tentativo di rappresentare una loro pretesa purezza, dimentica, o pretende di far dimenticare, la sua storia personale, ti chiedo scusa per aver rubato spazio al tuo “cantuccio”. L’ho fatto solo perché ritengo te un valido e civile interlocutore. Non me ne volere e ricordati di me quando sarai assunto nel gotha degli intellettuali … io avrò la fortuna e l’onore di stare altrove.

Ti abbraccio.

 

P.S.: non faccio i test per valutare il mio quoziente di intelligenza per non avere la prova di essere un cretino

 

 

Caro Giovanni,

apprezzo la tua riflessione perché forte ma onesta e soprattutto alla luce del sole, a differenza di altre gratuite affermazioni (tanto  per usare un comodo eufemismo) pervenute in privato, che non minano minimamente le convinzioni e le ragioni che mi hanno spinto a scrivere quel pezzo. Naturalmente e spero che non me ne vorrai, ti abbozzo una risposta solo per i civili rilievi che hai mosso alla mia persona, perché non mi attiene, non mi micheleappartiene e non mi piace affatto interpretare il ruolo dell’avvocato difensore di Tizio, Caio o Sempronio. Saranno gli elettori a giudicare la bontà o l’eventuale intento speculatorio di certe iniziative, che ti assicuro toccano da vicino anche il sottoscritto. Ho steso quell’editoriale, lasciami passare il termine, con l’intento di fotografare il più obiettivamente possibile, adducendo fatti e ragioni assolutamente opinabili, la disparità sul piano strategico- comunicato tra i diversi attori in campo e di sollecitare il maggior numero di persone ad assumere una posizione chiara e limpida riguardo alle diverse proposte di governo perché la città non può più aspettare. Per quanto concerne le interviste, poi, ho cercato sempre di mantenere lo stesso schema per tutti i candidati a sindaco: 2 o 3 domande piccanti o insidiose, scegli tu l’aggettivo che più ti aggrada, per chiarire alcune vicende politiche di interesse generale e 2 inerenti al programma. Concludo che non è mia ambizione essere assunto nel gotha degli intellettuali, io come spesso ripeto ai miei amici e conoscenti, son un muratore della politica con suo preciso credo politico e sempre al servizio della città, indipendentemente dalla simpatia e vicinanza al sindaco di turno. Un vecchio amico comune potrà senz’altro testimoniare che, in passato anche quando ho subito più di un torto da qualche governante affine alle mie idee, ho continuato a lavorare in silenzio e con umiltà per la città.

Con l’affetto di sempre

Michele Raucci