E’ il momento della scelta

Non bisogna avere una particolare conoscenza della politica, ma solo un po’ di memoria per constatare che nell’ultimo ventennio assai spesso il colore del governo è stato dissimile dalla maggior parte delle regioni e amministrazioni locali. E quasi sempre ad incidere su questa controtendenza più che i fatti e le vicende locali è stata, con mia enorme e positiva sorpresa, una precisa volontà degli elettori di non mettere nelle mani di uno solo partito o coalizione il potere centrale e periferico. Qualcuno che aveva intelligenza e scaltrezza da vendere, ma non fu abbastanza abile da comprendere questa sorta di argine democratico e contrappeso al potere della maggioranza, fu Massimo D’Alema e il giorno dopo l’esito delle regionali del 2000 dovette fare armi e bagagli e togliere il disturbo da Palazzo Chigi. Che poi, qualche problemuccio interno al Pd e il contrasto con gli insegnanti non aiuti il governo, anche questo è vero, ma il saldo delle regioni e città in mano al Pd resta positivo e dunque, se fossi in Renzi, più che

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, al gran galà di inaugurazione del nuovo teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Firenze, 10 maggio 2014. ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI

della perdita di Venezia, della rossa Arezzo (città del ministro Boschi) e di alcune realtà siciliane nei ballottaggi di domenica scorsa, mi preoccuperei maggiormente di quanto sta vergognosamente accadendo in questi giorni a Ventimiglia: la Francia ha respinto 1000 migranti precisando che “la frontiera  italo-francese non è mai stata chiusa , Schengen non è mai stato sospeso e che il riaccompagnamento in territorio italiano per gli stranieri in situazione irregolare è avvenuto sulla base degli accordi franco-italiani di Chambéry”. Mi rammarica tanto monsieur Hollande, perché in questa situazione vi è in gioco innanzitutto la vita di donne, uomini e bambini e poi la correttezza, solidarietà, reciproca assistenza tra partner europei, ma non le credo. La verità o quanto più le assomigli, a mio modesto parere, è che i nostri cugini francesi e non solo, hanno fatto della drammatica, disumana, complessa vicenda dell’immigrazione una questione di “mors tua vita mea”. A questo punto, se di questo si stratta, il premier con un mandato pieno da destra a sinistra passando per i nostalgici della Balena Bianca sempre pronti ad annunciare e rinviare la risurrezione della Dc a data da stabilirsi,  nel consiglio Europeo del 25 deve mettere da parte sollecitazioni, moniti, allusioni ad eventuali contromisure verso l’Europa e giocarsi il tutto per tutto attraverso un’iniziativa forte: o l’Europa ammette che il problema dei migranti investe tutti e che ognuno deve farsi carico della sua quota (mai avrei utilizzato questo termine per indicare degli esseri umani, ma la situazione è quasi a un punto di non ritorno) di immigrati oppure dovrà essere messo in discussione il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone in Europa e  la stessa adesione all’Europa. Personalmente sono per l’accoglienza nel rispetto pieno, totale delle regole del paese ospitante e il rimpatrio immediato per chi commette reati, ma l’immigrazione ha raggiunto dimensioni assai preoccupanti e lasciare sola l’Italia in un momento socio-ecomomico già particolarmente difficile, equivale a condannarla inevitabilmente al collasso. Ogni giorno, l’aumento consistente di stranieri nelle nostre terre già stremate dalla crisi economica, l’opera di sciacallaggio politico avallato da certi organi di comunicazione, per cui sembra che l’azzeramento di ogni problema italiano dalla criminalità alla crisi economica passi per il respingimento degli immigrati, fanno sempre più proseliti con enormi rischi per la nostra coesione sociale e per la tenuta del rapporto tra cittadini e istituzioni. Se fossi in Renzi, dunque, penserei che è meglio morire di mano propria per tutte le eventuali conseguenze derivanti da un’uscita dall’Europa che per mano altrui. Mentre il premier ha i suoi grattacapi reali, evidenti, complessi cui volente o nolente, deve dare una risposta in tempi rapidi, c’è chi ama complicarsi la vita. E’ il caso dell’ex governatore Stefano Caldoro e il suo fedelissimo assessore Severino Nappi, che quasi quotidianamente sprecano tempo ed energie a difendere il loro operato e a chiedere la resa di De Luca come se fossero ancora in carica e le elezioni non fossero mai avvenute.  La realtà ahimè è ben diversa: i campani hanno, col loro voto, stabilito che De Luca ha il diritto-dovere di governare per 5 anni e solo al termine del suo mandato si sottoporrà nuovamente al giudizio degli elettori.

Per cui se c’è qualcuno che deve arrendersi, mi sa proprio che siano gli sconfitti cui spetta il compito, nelle dovute sedi, di fare opposizione e proposte per la collettività con incisività, moderazione e razionalità.

“Tutto il resto -direbbe Califano- è noia” ed aggiungo pubblicità gratuita all’avversario.

crescente

Altro personaggio politico che non ha digerito il boccone amaro dello scioglimento del Consiglio comunale è l’ex sindaco di Capodrise, Angelo Crescente, spesso a ribadire di essere stato vittima di una congiura di palazzo ordita da chi, sovvertendo il voto democratico, avrebbe tra l’altro provocato la chiusura dei cancelli e lo stato di degrado in cui versava Parco Rodari, a causa della mancata approvazione del bilancio con gli eventuali fondi per la messa in sicurezza dell’opera.

Per la cronaca, il parco ha riaperto i battenti grazie all’intervento del commissario straordinario, Maria Luisa Fappiano, cui va il nostro plauso per aver restituito ai bimbi e alle loro famiglie, un luogo di sano svago e divertimento.

A questo punto, se il sindaco punta alla rielezione o a proseguire il suo percorso politico anche in altro ruolo, passi pure il suo atteggiamento, in caso contrario ritengo più proficuo per lui e la città, che se ne stia a casa tranquillo a coltivare le sue molteplici e feconde passioni. Ormai la città, al di là delle precisazioni del sindaco o dei suoi oppositori, ha tratto le sue conclusioni su quanto è accaduto e si regolerà di conseguenza nella cabina elettorale.

abbateChi, invece, ha sciolto il rebus del colpevole o cosa ha contribuito alla sua mancata elezione al consiglio regionale è Dario Abbate. L’ex segretario provinciale del Pd, forte dei suoi 9000 voti, tra le diverse ipotesi sul tappeto ossia tradimenti interni al Pd marcianisano, mancato apporto di grandi elettori democratici a livello provinciale, qualche sua défaillance ha deciso che la causa della sua non elezione in prima o seconda battuta, è  l’attuale segretario provinciale del Pd , Raffaele Vitale, di cui ne ha chiesto le dimissioni perché” ha lasciato soli i candidati alle regionali e la sua condotta inaccettabile non ha consentito al partito di ottenere un buon risultato”.

Il Pd alle regionali 2015 ha raggiunto il 24,19%  a Benevento, il 19,06 % ad Avellino, il 18,84% a Caserta , il 17,90 % a Salerno , il 19,97 % a Napoli.

Raffaele-VitaleSe un maggior impegno di Vitale avesse determinato una percentuale di voti più alta per il Pd  ed anche l’elezione di qualche altro consigliere,  è dato saperlo solo a Qualcuno più in alto di noi. Una cosa però è certa se si considera il voto nella sua  Marcianise dove Abbate ha raccolto 1900 preferenze ed in altre località dove ci  si aspettava qualcosa in più, qualche impegno sul suo nome all’ultim’ora è saltato.

Repentina pugnalata alle spalle? Nessuno di noi, solo la sua coscienza può dare una risposta. Possiamo solo dire in piena onestà intellettuale e morale, che se Abbate è stato vittima di un tradimento il suo dolore è anche il nostro perché non c’è atto più vile e ignobile di tradire la fiducia altrui; se invece lui stesso è venuto meno in qualche impegno, vale il detto “chi di spada ferisce di spada perisce”.

Comunque, Abbate ha dalla sua una dote di migliaia di voti che sicuramente potrà e saprà far valere nel Pd provinciale e locale.

Anzi non è detto che, a parte un rispettabile incarico a livello provinciale, non possa essere lui l’uomo intorno al quale il Pd di Marcianise, unico partito realmente organizzato e radicato sul territorio anche se ridimensionato dal voto regionale, ritrovi l’’unità e tenti di strappare la città al centrodestra.

Un obiettivo percorribile che deve però fare i conti coi tanti aspiranti alla fascia tricolore dentro e fuori al partito. Non è affatto un novità, infatti, per gli acuti politicanti di mestiere affidarsi al Cincinnato di turno

quando non si raggiunge la pax interna.  In gergo politichese, la chiamano candidatura di unità o largo Antonio-De-Angelisconsenso come meglio vi aggrada.  Al momento però con un Pd che non ha ancora messo mano ad un’analisi del voto e un sindaco che non sappiamo se realmente dimissionario o magari spiana la strada in maggioranza a Forza Mimì, ogni valutazione sul futuro leader democratico resta leggermente prematura.

 

225px-Presidente_Domenico_Zinzi

 

 

 

 

igor prataDulcis in fundo: hanno effettuato una scelta utile, coraggiosa e matura sia Gianni Cerchia che si è dimesso da segretario provinciale di Sinistra al lavoro per la Campania a causa del deludente risultato elettorale sia Igor Prata, il più votato della lista alle regionali che in giro tra una città e l’altra per incontrare gente e portare avanti il suo progetto di aggregazione e cambiamento,  domenica scorsa ha trovato il tempo per ringraziare e festeggiare  i suoi amici ed elettori nella sua Falciano del Massico. Iniziativa a dir poco encomiabile, visto che nella maggior parte dei casi quando si perde non si ha mai la buona maniera di ringraziare e continuare il dialogo con chi avrebbe tanto desiderato vederti su quello scranno.

 

 

 

2 commenti su “E’ il momento della scelta”

I commenti sono chiusi.